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CAIVANO: maggioranza risicata ed opposizione in brandelli, Pd lacerato

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All’esito del Consiglio, il bilancio della situazione politica generale è in dissesto. La compagine guidata da Monopoli, come quella di Falco, si è sfaldata. Ha perso per strada i rappresentanti della lista “La Svolta”, gli avvocati Luigi Padricelli e Carminia Perrotta. Il terzo eletto della lista, Gennaro Riccio, un veterano della politica locale, invece, sta con un piede dentro ed uno fuori. Pareva il più strenuo oppositore del sindaco Monopoli, poi si è staccato dai suoi compagni di viaggio per intraprendere un percorso solitario.

Si starebbe convincendo a ritornare in maggioranza da quando il sindaco ha affidato il settore delle attività produttive al funzionario Stefano Lanna. Incarico gradito anche ad un altro architetto /consigliere comunale: Angelo Marzano. Due destini che si uniscono, due strade simili. Entrambi hanno lanciato palle di fuoco sull’amministrazione Monopoli, entrambi sono ritornati con le code bruciacchiate dalle stesse fiamme che avevano appiccato. A causa di Marzano e Riccio, quest’amministrazione rischiava di andare a casa già ad agosto, quando Monopoli si dimise perche non aveva più i numeri in Consiglio.

Poi mentre Marzano (e Mimmo Falco) ritornarono subito all’ovile, Riccio, che è un po’ più scaltro, è rimasto in agguato ed è balzato fuori alla prima occasione utile. Monopoli deve barcamenarsi tra gli umori e gli appetiti dei consiglieri di maggioranza. Al di là degli slogan, nessuno può dimenticare che la prima rivolta fu portata avanti dal capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli. Poi vi furono denunce, marce indietro, scuse pubbliche e private. I consiglieri di Forza Italia rinnegarono ciò che avevano scritto. La maggioranza è un esercito di pastori che s’improvvisano guerrieri: i pastori non sanno maneggiare le spade mentre i consiglieri di Monopoli non hanno dimestichezza con le istituzioni democratiche. Ma se Sparta (si fa per dire) piange , Atene non ride.

Anzi, Monopoli può ancora dire di essere un sindaco fortunato perché ha un’opposizione asfittica, delegittimata, priva di contenuti. La minoranza di centrosinistra si fa vedere sui manifesti ed in Consiglio quando comincia lo scambio d’insulti con il sindaco: le solite grida, accuse reciproche ed abbandono dell’Aula. Solita storia. Di fatto i simboli sui manifesti sono tutt’altro che uniti e soprattutto lontani dall’essere i partiti che vogliono sembrare. Alcuni simboli esistono solo la domenica sulle mura della città come la Sinistra mentre l’unico vero partito è dilaniato. Il Partito Democratico è una commedia pirandelliana: personaggi in cerca d’autore o peggio attori incapaci di rappresentare i personaggi.

A Caivano, come sulla scia nazionale, ognuno che sia rappresentante istituzionale o di partito, ha scopi diversi, tutti proiettati alle prossime elezioni. La sezione locale ha decretato la sua fine con l’elezione a segretario di Antonio Angelino. La sezione del Pd, incapace di trovare una sintesi, l’ha eletto come specchietto per le allodole. Angelino è giovane ed ha una segreteria di giovani. Vengono bene in foto. Alla prima occasione utile però il centrosinistra ed i vecchi lupi sono riemersi dai boschi ed hanno dimostrato di ululare ben più forte dei giovani piddini. Le penne dei giovani sembravano quelle di pulcini bagnati al cospetto di pavoni del calibro di Mennillo, Semplice, Giacinto Russo e tanti altri. Il giovane Antonio Angelino, che risulta tra i consiglieri più pagati per i gettoni di presenza, finge di poter rappresentare la guida di una coalizione politica di centrosinistra. Ma nel suo partito trapela l’ironia dei marpioni: facciamoli giocare… per ora.

Antonio Angelino non ha nemmeno il sostegno del Pd locale. La storia del segretario di partito che diventa premier è valida per Renzi che pure ha fatto una brutta fine, ma non a Caivano. Il Pd di Angelino non è il Pd dei coniugi Casaburo/Paolella. Entrambi giocano una partita diversa. Spesso sono lontani dalle posizioni del partito o sono le posizioni del partito a non essere vicine a nessuno. Con una maggiore dose di legittimità, la Paolella aspira alla guida del centrosinistra come candidata a sindaco del Pd. E’ stata la prima eletta ed ha portato nel partito tanti consensi freschi. Pure Casaburo aspira alla candidatura, ma è stato già sconfitto una volta ed in modo pesante.

E’ stato vicesindaco di Falco grazie ad una manovra ribaltonista, quando il PD entrò in maggioranza. Soprattutto Casaburo non ha molte simpatie tra i democratici. Covano poi nell’ombra una serie di compagni che sono rimasti fuori da tutti i giochi. Guidati dall’ex consigliere Della Rocca non sosterranno le fantasie dei giovani, né le illusioni della coppia Casaburo / Paolella. Lavorano ad un progetto alternativo, anche fuori dal Pd , ma sempre nel centrosinistra. C’è poi un’altra ipotesi ed è la più accreditata: il ritorno di Mimmo Semplice. Nessuno nel Pd potrebbe opporsi perché sarebbe una soluzione scelta nei piani alti tra i fedelissimi bassoliniani.

A quel punto, sarebbe sostenuto da tutta la vecchia guardia diessina e dall’ultimo candidato a sindaco del Pd, Luigi Sirico, oggi assessore nella giunta di Afragola con Tuccillo sindaco. Le pedine degli scacchieri si stanno muovendo. La Paolella sarebbe sostenuta dal governatore De Luca mentre tutta l’area bassoliniana , forte a Napoli, convergerebbe su Mimmo Semplice. E’ presto per dire come andrà a finire, anche perché il Pd avrà non poche difficoltà ad imporre il candidato sindaco agli attuali alleati. Fuori dal PD, Francesco Emione, che è stato per ben due volte il più votato della città, è pronto a scendere in campo ed ha sostegni e riferimenti tra i parlamentari democratici. D’altronde la sua è la seconda lista del centrosinistra, ha eletto due consiglieri (Sirico è scattato su resti di Liberi cittadini), ed ha mandato il centrosinistra al ballottaggio.

Senza Emione, la partita con Monopoli si sarebbe chiusa al primo turno e l’attuale sindaco avrebbe una maggioranza di venti consiglieri. Emione ha molte carte da giocarsi per la candidatura a sindaco. Per ora, all’opposizione, a parte i simboli sui manifesti, non c’è nulla di concreto, se non gettoni di presenza presi nelle commissioni consiliari ed in Consiglio, prima di abbandonare l’Aula.

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