Home Cronaca AFRAGOLA – Masseria Antonio Esposito Ferraioli, ‘coltivatori di legami’

AFRAGOLA – Masseria Antonio Esposito Ferraioli, ‘coltivatori di legami’

1990
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Di Nunzia Buonaurio
Coltivatori di legami
Quando un uomo ha un ideale, è ricco e non lo sa…
Se vi dicessi che vi è un “piccolo” angolo di paradiso qui ad Afragola, ci credereste? Ebbene sì la foto infondo alla pagina ne è una prova. Si tratta del bellissimo pescheto della Masseria Antonio Esposito Ferraioli,un bene confiscato alla camorra che dal primo Marzo 2017 è stato affidato a una rete di cinque partner: il Consorzio Terzo Settore, la Cgil Napoli, Ass. “Sott’e’ncoppa”, la Coop. sociale “l’Uomo e il legno” e la Cooperativa Giancarlo Siani.
Insieme i cinque gestori portano avanti differenti progetti che mirano a
restituire alla collettività un bene che per troppo tempo gli era stato sottratto. Essi hanno ribattezzato il bene in “Masseria Antonio Esposito Ferraioli” per onorare la memoria di un uomo che per difendere ideali di giustizia e legalità ha perso la vita. Antonio era un sindacalista, uno scout, un cuoco e come tale lavorava in una mensa aziendale presso la quale cucinava, quotidianamente, per oltre 700 persone e per i bambini del nido. Egli era sempre più preoccupato per l’arrivo di tir di carne privi del marchio sanitario, dalla dubbia provenienza e che non sempre sembrava “buona”, al punto che egli cominciò a rifiutarsi di cucinarla. Si sentiva responsabile della salute dei bambini e dei suoi compagni di lavoro. Toccò interessi più grandi di lui.
Fu ucciso sotto gli occhi di quella che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie, in una calda sera di fine Agosto, a colpi di lupara…a soli 27 anni. Parlare della Masseria rappresenta un compito semplice e complesso allo stesso tempo. Oltre ad uno scenario spettacolare, un pescheto che quando è in fiore semplicemente mozza il fiato, alla grandezza di quello che noi attivisti della Masseria chiamiamo il Museo
della biodiversità (oltre 1700 alberi da frutto, 15 specie differenti), non posso non parlarvi della sua straordinaria capacità di Coltivare Legami, un luogo ricco di significati dal valore simbolico profondo…lì dove un tempo c’era illegalità e criminalità, oggi fioriscono non solo frutti e fiori ma Legami, amicali e di solidarietà. Si è creata una vera e propria comunità fatta di gente semplice unita da un unico filo conduttore: l’ideale di giustizia.
Chi la visita per la prima volta, con uno sguardo poco attento potrebbe vederci “solo” distese di terra e ruderi, chi invece la guarda ormai con passione ne vede tutta la straordinaria potenzialità: l’essere un luogo dove la gente entra in relazione e lo fa senza scopo alcuno se non quello di godere della reciproca compagnia, con la consapevolezza di essere in contatto con “ un altro che come me” onora il valore simbolico di questo luogo, mira al bene comune, al bene della collettività verso i valori più giusti…riscoprendo insieme con altri l’importanza e la bellezza della natura. Certo occorrerà del tempo e tanto lavoro ma nei progetti che le sono riservati vi è la costruzione di una casa Rifugio per donne vittime di violenza, di una biblioteca, di uno shop per la trasformazione, il confezionamento e la vendita dei prodotti
agricoli e tanto altro. Tra i progetti attivi, al momento, in Masseria, uno che ci sta particolarmente a cuore è denominato “100 orti contro le camorre”. Cento tra cittadini ed associazioni, che ne hanno fatta richiesta, hanno ricevuto in affidamento appezzamenti di terra che con coraggio, impegno ma soprattutto passione sta coltivando allo scopo non solo di goderne il raccolto ma con l’intento di far rifiorire luoghi, estirpare illegalità e seminare senso di appartenenza.
E’ semplicemente meraviglioso vedere, la domenica mattina, intere famiglie, anche con bambini piccoli, impegnarsi per il proprio orto, riscoprire un nuovo modo di stare insieme, a stretto contatto con la natura. Un momento di aggregazione unico, quello di questi cittadini, con la condivisione di metodi e saperi, di scambi di semi e di parole. “Gli ortolani”, è cosi che amiamo definirci e mai come in questo caso una semplice parola racchiude in sé un effetto straordinario, quello
dell’appartenenza, dell’identificazione. Siamo ortolani, attendiamo ansiosi e gradiamo la pioggia se questa serve a irrigare i nostri orti. Se ti trovi di fronte un “ortolano” sai che dinanzi hai qualcuno che è pronto a consigliarti, a condividere con te saperi e sapori; ma i nostri orti hanno bisogno di acqua, occorre un impianto d’irrigazione e per questo motivo abbiamo cominciato una raccolta fondi. Ognuno di noi, attraverso una piccola donazione può perorare e sostenere la nostra causa, rifarsi, in un certo senso, dei
soprusi della criminalità, sarà come dispensare #goccedilegalità… è semplice basta un click.
http://www.planbee.bz/it/project/cento-orti-contro-le-camorre
(Dott.ssa Buonaurio Annunziata).

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