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CARDITO – P.U.C. : I Piani Urbanistici di Cirillo

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Cardito è ormai un territorio urbanisticamente compromesso, Cirillo faccia chiarezza.

Il Piano Regolatore (PRG) ancora vigente, veniva approvato nel 1990, dopo molti anni dalla sua formazione (1982), trascurando l’enorme aumento di carico urbanistico provocato dai nuovi manufatti abusivi che man mano venivano realizzati nelle more della sua approvazione. Quello stesso PRG che non ha saputo dare risposta alle istanze legittime dei cittadini perché – “pur di accontentare tutti” – furono inseriti in zona B1 una quantità maggiore di terreni rispetto al corretto dimensionamento della relativa ZTO.   La programmazione della ZTO C/1 per l’Edilizia Economica Popolare non è mai decollata. Le zone industriali, artigianali, agricole, e i suoli destinati alla realizzazione degli standard urbanistici, sono state anch’esse parzialmente o totalmente coperte da manufatti abusivi o interessate da lottizzazioni abusive. Con la delibera di C.C. 13/2003 cd. sblocca vani, si cercò di rimediare e frenare l’abusivismo, ma la vera spinta fu data dal partito dei cittadini  della B/1, che era diventato oramai il partito di maggioranza elettorale. In questi casi, si dice che il proprio è sovrano. Non si salvaguardò la sostenibilità di quel nuovo carico urbanistico rispetto alle previsioni del PRG. Quasi in contemporanea, grazie ad un precedente giurisprudenziale, venivano rilasciati i permessi a costruire anche nella ZTO C/2 (meglio conosciuta come SAIC, via Tiziano), senza salvaguardare (purtroppo) la sostenibilità del nuovo carico urbanistico in una zona dove era stato previsto l’istituto della convenzione che, al contrario, l’avrebbe potuta garantire. Il centro storico, negli anni, nonostante la possibilità, a tutt’oggi, di piani di recupero di iniziativa privata, si svuotava più di quanto fosse stato programmato.

Tutto ciò si è tradotto nella mancanza di spazi da destinare agli standard urbanistici necessari per garantire quel livello di servizi e spazi a verde, fondamentali per un corretto assestamento del territorio e funzionali alla qualità della vita urbana. ( 5° comune italiano più cementificato)

Nel 2009 finalmente viene affidato l’incarico per la redazione del PUC che sostituisce il PRG vigente, perché, dopo anni di disastri, un nuovo strumento urbanistico rappresentava l’unica strada oramai percorribile per arrivare ad una soluzione generale. Adottare quanto prima il PUC, in attesa della sua definitiva approvazione, avrebbe dato molto ossigeno al territorio comunale (e tempo all’amministrazione comunale per completare serenamente il lavoro), perché sarebbero scattate le cd. norme di salvaguardia (da 3 a 5 anni). Norme di salvaguardia necessarie soprattutto per accantonare nel cassetto in maniera legittima, senza artifizi, l’istanza per la realizzazione di 74 appartamenti.   Quell’ossigeno sarebbe servito anche per studiare serenamente e cercare di ostacolare gli ampliamenti consentiti dalla nuova normativa del Piano Casa che nel frattempo era entrata in vigore. Una normativa quest’ultima, che se erroneamente interpretata in maniera estensiva anziché rigida, si è rivelata un devastante strumento legale da compromettere ulteriormente il riassesto necessario del territorio.

Sembrava che qualcuno, dall’alto dei cieli, avesse voluto far coincidere gli eventi temporalmente, proprio per dare una scossa alla politica. Infatti, anche la magistratura napoletana iniziava a procedere, dopo anni di inerzia, alla demolizione dei manufatti abusivi costruiti pure a Cardito. I proprietari di questi manufatti, rappresenteranno una fetta cospicua dell’elettorato carditese.

Nel mese di dicembre del 2011, il progettista incaricato (arch. Pio Castiello), deposita il nuovo PUC pronto per essere adottato.

L’attuale Sindaco Cirillo, nel 2011 era il leader del PD e pilastro della maggioranza consiliare, la stessa che aveva approvato (le linee guida) e gli indirizzi politici sui quali era stato predisposto il PUC. A dicembre 2015, il Sindaco Cirillo, nuovamente rieletto con risultati plebiscitari, durante una seduta di consiglio comunale, su sollecitazione della minoranza, afferma: “adotterò il piano regolatore ….

Fra qualche settimana entreremo nel mese di dicembre del 2017, ma di PUC, probabilmente, se ne parlerà  ancora una volta grazie alla minoranza. Diciamo “probabilmente” perché non sappiamo se la maggioranza vorrà discutere la mozione presentata dall’opposizione.

    Ma perché dopo sei anni non si adotta il PUC ?

Eppure il Sindaco Cirillo –  (che è anche un “imprenditore” perché siamo stati attenti alle parole di un suo consigliere e del suo amico comunicatore) -, in quella stessa seduta di consiglio del 2015, pose la condizione a chi non volesse adottare il PUC: … chi mi vuole stare con me, va bene, altrimenti può fare pure un’altra cosa, come si dice quel detto che dice… !

Analizzando l’attività edilizia sul territorio da quando Cirillo è Sindaco di Cardito dal 2012, non conoscendo le reali cause di questa inerzia politica, si darà spazio a tante illazioni fondate su meri indizi. Uno di questi indizi l’abbiamo scovato cercando di individuare  quelli che lo stesso primo cittadino invitava a “fare pure un’altra cosa”. I palazzinari, i tecnici e i mediatori del nuovo cemento, la stragrande maggioranza di essi, è politicamente riconducibile ai partiti di maggioranza che sostengono Cirillo. Non abbiamo la prova che il Sindaco Cirillo eserciti la sua attività professionale sul territorio carditese, e per effetto di ciò sarebbe incompatibile con la carica istituzionale. E né vogliamo fare i “moralisti” dicendo che sia comunque influenzato per la logica appartenenza allo stesso partito o movimento dei palazzinari, dei tecnici o dei mediatori.

Ma con questa influenza politica e con un funzionario nominato dall’esterno e di fiducia del Sindaco, qualche perplessità sulla regolarità dello ‘scarrupatorio’ e della ricostruzione nel centro storico sembra più che legittima, soprattutto se manca la trasparenza sui permessi a costruire (pubblicati senza far comprende un tubo sulle dimensioni del fondo, della cubatura esistente, degli ampliamenti e delle distanze). Lo stesso nominato (arch. Pasquale Imbemba) è anche il responsabile del controllo del territorio. E’ possibile che dove era stata quantificata una cubatura di 3185 mc, oggi ce la ritroviamo aumentata a 6.500 mc circa per realizzare altri 18 appartamenti nel centro storico ? Ma le distante tra i fabbricati di nuova costruzione (e i manufatti del piano casa sono di nuova costruzione) non devono rispettare la distanza minima tra gli edifici pari a minimo 10 metri e comunque non inferiore all’altezza dell’edificio più alto ? La legge esclude che si possa intervenire col piano casa nel centro storico ad eccezione degli edifici costruiti o ristrutturati negli ultimi 50 anni. Invece, si ha la sensazione che ciò sia diventata la regola. Ma se uno di noi per assurdo comprasse tutti gli edifici insistenti per esempio a Via Marconi, a Via Roma o a Via Taverna, basterebbe uno di questi ad avere quel requisito, per demolire e ricostruire addirittura un intero quartiere nel centro storico ? Ma l’ufficio tecnico si è chiesto se il Piano casa deroga le norme sulla densità edilizia massima consentita dal DM 1444/1968 sulle varie ZTO, e che nel centro storico di Cardito non dovrebbero superare i 2 mc / mq, cioè il 50 % della densità edilizia media della zona calcolata in circa 4 mc/mq ? Inoltre, anche se sembrano casi isolati, stranamente sono stati rilasciati “piani casa” in strade prive di urbanizzazione primaria o inadeguate, nonostante che la legge regionale prevedesse che fosse assentita soprattutto la staticità della rete fognaria o quantomeno di prevedere la loro realizzazione nel triennio. Dobbiamo pensare che la programmazione triennale delle opere di urbanizzazione primarie è anch’essa influenzata dai palazzinari e tecnici mediatori ? Per non parlare delle zone D ( zone industriali e zone bianche trasformate magicamente in commerciali) ma questa è un’altra storia che affronteremo poi.

Caro sindaco Ingegnere, ci permettiamo di suggerirle la soluzione perché  sembra davvero il caso che lei sgombri il campo dagli equivoci, e spegni le illazioni. Il PUC  lo adotta la giunta. Lo faccia quanto prima. E se il funzionario, nominato da lei, non riesce a trovare un modo per frenare il devastante Piano Casa o i PUA del Lavinaio che lei volle bocciare nel 2012, si legga gli ultimi due comma dell’art. 12 del d.p.r. 380/2001. E con tutto il rispetto per funzionari scelti mediante una selezione curriculare, sarebbe il caso, dopo 15 anni, di ritornare ad avere un funzionario dell’ufficio tecnico scelto mediante un ordinario concorso per titoli ed esami. Così nessuno potrà più dire che è un uomo di fiducia del Sindaco. In conclusione dal 2015, il paese è un cantiere a cielo aperto, della serie, edilizia e politica vanno a braccetto, il vero reato, visto che nessuno vuole accorgersene, è non definire alcuni mestieranti, con il proprio nome…

 

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