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 Carinaro: intervista a Don Antonio Lucariello

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Tante volte si parla di beneficenza, di amore per il prossimo di carità, molti lo fanno e pubblicizzano anche le azioni che mettono in campo. Altri invece, preferiscono il silenzio al palcoscenico dei social. Parliamo allora di un piccolo paese della provincia di Caserta, Carinaro, della sua bellissima chiesa, della congrega con il priore Mario Sepe, della patrona Sant’Eufemia e del parroco, Don Antonio Lucariello. Se dovessimo riassumere il termine filantropia, don Antonio è la sintesi perfetta, lo abbiamo incontrato, abbiamo parlato con lui, ci ha aperto le porte della bellissima chiesa di Sant’Eufemia e del meraviglioso museo che vi è all’interno, giorni fa, una sua predica è finita sui social, è stata riprese da una radio campana e interpretata probabilmente male, ma don Antonio è un prete di altri tempi, uno di quelli che al pettegolezzo futile e vano preferisce le azioni concrete, uno di quelli che le parole non le usa solo a caso, ma mette in pratica gli insegnamenti cristiani, la fede in Dio e soprattutto l’amore e l’aiuto verso il prossimo. Da sottolineare che da un anno sono presenti i cavalieri dell’ordine sovrano militare del tempio di Jerusalem 1804 con il loro priore Generale d’Italia Umberto Caruso.  Proprio con Don Antonio, tra una chiacchiera e l’altra è nata questa significativa intervista.

“Don Antonio abbiamo saputo che qui si fa tanta beneficenza, può spigarci precisamente cosa fate”?

“L’opera di carità che noi facciamo, ovvero quella di sostenere le famiglie disagiate, bisognose, è un’opera che io faccio già da 11 anni, da quando sono in questa comunità parrocchiale, adesso ancora di più si è incrementata, soprattutto durante la pandemia, anche quando la chiesa era chiusa, noi siamo andati dalle famiglie e abbiamo consegnato i beni di prima necessità, il tutto avveniva ogni settimana. Quest’opera poi è continuata anche dopo la pandemia, da un anno a questa parte, è nato il gruppo della ‘Carità”, ovvero volontari che si sono messi a disposizione per la consegna dei beni di prima necessità ai più bisognosi (il tutto avviene in un’altra ala della chiesa ndr). Dietro tutto questo ci sono diverse aziende che ci sostengono, non economicamente ma con beni di prima necessità, in più, soggetti privati che nel totale anonimato contribuiscono alla causa della beneficenza. Adesso si sta svolgendo la sagra, noi non abbiamo assolutamente dimenticato chi è meno fortunato, nel consegnare i pacchi gli abbiamo lasciato anche un buono per questa sera. In più abbiamo coinvolto anche le famiglie che hanno persone disabili all’interno del proprio nucleo, li abbiamo chiamati tutti, uno per uno, anche i testimoni di Geova, senza distinzioni, quelli che non possono venire per disabilità motorie saranno raggiunti fino a casa dai volontari, noi così intendiamo la famiglia cristiana”.

“Ogni quanto avviene la distribuzione dei beni di prima necessità”

“Dipende, a volte ogni settimana, altre volte ogni 15 giorni, dipende dalla roba che ci arriva e dalle scadenze dei generi alimentari, chiamiamo singolarmente tutte le famiglie per le consegne, da solo non potrei fare tutto, fortunatamente la nostra comunità è formata da tanti volontari che mi aiutano e che aiutano chi ha bisogno. Tante opere fatte anche qui in chiese, come il museo ad esempio, tutto quello che si vede, arredi nuovi ed altro. Sulla polemica dopo le mie parole io ne ho parlato anche con il Vescovo, non ho detto nulla di particolare, ho semplicemente sottolineato gli aumenti dei costi ed ho ricordato ai fedeli di essere allo stesso tempo sempre generosi, così come hanno sempre fatto, offerte libere, nulla più”.   

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