Ha chiesto la scorta per Esposito ed il fedelissimo “Mimmuccio”. Crispano bollata come terra di camorra. Fango sulla festa del Giglio. Così il PD di Bassolino ha “sciolto” il PD renziano.
Senza voler in alcun modo scalfire il lavoro degli inquirenti che hanno redatto la relazione propedeutica allo scioglimento, non si può negare che vi siano state pressioni della politica per mandare a casa l’amministrazione Barra.
C’è una parte politica che non ha digerito la sconfitta elettorale e che ha mosso i propri riferimenti istituzionali per far sciogliere il Consiglio. Si è consumata una guerra intestina tra due componenti del PD, da un lato i renziani guidati da Antonio Barra che hanno vinto le elezioni e rottamato gran parte della vecchia classe dirigente , dall’altro i bassoliniani guidati da Carlo Esposito, affiancato dall’avv. Michele Emiliano marito della consigliera di minoranza Silvana Licito e da altri esponenti del PD locale come Domenico Esposito detto “Mimmuccio”, da Michele e Pasquale Vitale.
Lo sanno tutti, Carlo Esposito non ha digerito la sconfitta ed ha caldeggiato lo scioglimento del Consiglio Comunale. Non si è reso conto di aver perso la fiducia dei cittadini. Non si è arreso al fallimento della sua ultima amministrazione finita nel tritacarne mediatico per le parentele “scomode” dei suoi consiglieri di maggioranza e per l’incendio del suo capannone. Esposito ha tifato per lo scioglimento pur di farla pagare a quelli che lo avevano abbandonato: Antonio Barra e Sossio Vitale che raggiunto da una telefonata ci ha riferito: “Questa è una situazione di guerra e odio, di personalismi di politica di vecchia data, andremo fino in fondo per capire i motivi dello scioglimento” (ex segretario del Pd). Ancora una volta, infatti, l’ex sindaco è uscito di scena da sconfitto: la prima volta sciolto per infiltrazioni, l’ultima da perdente. Ed ora rischia di essere ricordato come il politico più volte sciolto per infiltrazione.
La sua è stata una vendetta “fratricida” , un resa dei conti interna al Pd che pagherà la cittadina di Crispano “bollata” come “terra di camorra”.
Il lavoro degli inquirenti ha avuto il suo regolare corso, ma è innegabile che Carlo Esposito si sia servito dell’europarlamentare Massimo Paolucci per accendere la miccia. Tant’è che proprio Massimo Paolucci ha presentato un memorandum alla Prefettura ed ha inviato la lettera con la quale, pur di raggiungere lo scopo di colpire gli avversari di Carlo Esposito, ha descritto Crispano come “territorio di clan”.
Paolucci scrive di vicende legate alle elezioni che hanno visto vincere i renziani alternativi al Pd di Carlo Esposito.
La sua missiva è zeppa di cose dette a metà e di circostanze non dettagliate, Paolucci ha menzionato lettere anonime che sarebbero state spedite anche a “Domenico Esposito detto Mimmuccio” un Lavoratore socialmente utile fedelissimo di Carlo Esposito. Il parlamentare ha finanche chiesto la scorta per Carlo Esposito e per le persone a lui vicine, tra i quali pure per il minacciato “Mimmuccio”.
Da Bruxelles, l’europarlamentare si è accorto che a Crispano, vi era ancora un clima di ingerenza esterna nell’azione amministrativa. L’ha scritto, ma non ha rappresentato nessun atto in cui si riscontrava l’intervento della criminalità. Anzi Paolucci ha scritto che a Crispano vi sono “clan molto attivi e forti”. Ancora una volta però senza fare i nomi, senza dire quali sono questi clan.
E per dare un po’ di colore alle sue accuse ha tirato in ballo un episodio accaduto durante la “Festa dei gigli”, che non ha nulla a che fare con la vita amministrativa del Comune. Anzi ha rincarato la dose rimestando nel torbido di una festa già abbastanza denigrata, alla fine concludendo che un episodio analogo era avvenuto nella festa dei gigli del 2004 ed aveva provocato un altro scioglimento.
Ma Paolucci si è dato la zappa sui piedi. Ha dimostrato di non sapere i fatti, oppure i suoi amici non gli hanno raccontato la verità. Paolucci mistifica o dimentica. Per esempio non ha ricordato che all’epoca del primo scioglimento, la Commissione di accesso scrisse: “La festa dei gigli del 20 giugno 2004 …era stata finanziata dal Comune con cifra ben maggiore di quella stanziata negli anni precedenti, è stata utilizzata come occasione per la celebrazione del capo clan della zona (all’epoca detenuto), con la presenza acquiescente del Sindaco e con una reazione degli amministratori debole e tardiva”.
Quel sindaco acquiescente di cui parlava la Commissione del 2005 era proprio il Carlo Esposito. Fu lui a leggere la famosa lettera che finì su anche nella trasmissione di Michele Santoro su Raitre. Lo stesso che oggi si duole. Lo stesso che ha chiesto l’aiuto del suo amico parlamentare per denunciare chi è stato eletto grazie anche ai tigrotti. Come se “alzare” il Giglio fosse di per se una colpa. Invece, condivisibile o no come tradizione popolare, sotto ai Gigli spesso vanno onesti lavoratori che nulla hanno a che fare con la camorra. Centinaia di persone.
Il parlamentare ha tirato in ballo la festa dei gigli e la paranza dei tigrotti, ma non ha dettagliato. Non ha scritto quali atti amministrativi avrebbero favorito la paranza e non ha fatto i nomi dei presunti camorristi.
Non ha pensato alle conseguenze di un altro scioglimento per camorra. Ha svolto il suo ruolo di “cecchino” in una guerra all’interno del PD giocata a colpi di denunce con effetti devastanti per una comunità “bollata” come terra di camorra.
Paolucci ha caldeggiato lo scioglimento perché fa parte della componente dei bassoliniani da sempre avversaria dei renziani. D’altronde, Paolucci è bassoliniano doc, è stato commissario per l’emergenza rifiuti, è stato consigliere comunale ed assessore con il sindaco Bassolino. Era tra i supporter del No al referendum come il capocorrente Bersani.
Hanno colpito il Pd renziano, quello vicino alle posizioni del sindaco di Firenze, della Boschi e del Presidente De Luca. Hanno travolto molti giovani consiglieri alla prima esperienza politica.
La guerra interna al Pd si è giocata sulla pelle dei crispanesi. Carlo Esposito ed i membri del Pd bassoliniano hanno tifato per lo scioglimento, anche sapendo che gli atti esaminati dalla Commissione sono quelli della precedente amministrazione.
In pratica con l’attuale scioglimento, l’ex sindaco Esposito è stato in grado di essere sciolto due volte: una da sindaco ed una da capo dell’opposizione: un curriculum non proprio adatto alla sua ambizione di essere candi dato al Senato.