Home Cultura Il 18 aprile ’48 e l’avvento della campagna elettorale 

Il 18 aprile ’48 e l’avvento della campagna elettorale 

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di Lucio Vacchiano
Tra le celebrazioni più blasonate della nostra storia repubblicana, pensiamo al 25 Aprile anniversario della Liberazione e al 2 Giugno giorno del Referendum Repubblica Monarchia, poca risonanza ha suscitato negli anni questa misconosciuta quanto significativa data: il 18 aprile del 1948. Se con l’espressione “è successo un quarantotto” intendiamo sottolineare un accadimento tumultuoso e di difficile lettura, ebbene mai anniversario fu così degno di tal nome. In realtà l’annata in questione fa riferimento a ben cent’anni prima; quando nel 1848  l’Europa fu sconvolta dagli eventi rivoluzionari che portarono alla ribellione contro l’Assolutismo. Pur non avendo nulla contro i calendari e le espressioni proverbiali proviamo a raccontare del perché vale la pena soffermarsi e meditare sull’importanza delle elezioni politiche del 18 aprile.
L’Italia, uscita in macerie dalla Seconda Guerra Mondiale, con circa mezzo milione di vittime tra civili e militari, si affacciava alla scena repubblicana all’indomani del già citato 2 Giugno 1946 che vide il trionfo della Repubblica in luogo della Monarchia. L’anno seguente c’era stata l’approvazione della Carta Costituzionale con 453 voti a favore e 62 contrari e la formazione del Fronte Democratico Popolare frutto di un accordo tra il segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti e quello del Partito Socialista Italiano Pietro Nenni. Per il simbolo scelsero la figura di Garibaldi che con la sua effige sovrastava una stella di colore verde, simbolo del lavoro. Dall’altra parte la Democrazia Cristiana guidata dal trentino Alcide De Gasperi puntò sulla paura dell’avanzata sovietica in Italia e sull’aiuto degli americani che in verità a partire dal primissimo dopoguerra non si era fatto attendere. Le elezioni italiane presero una valenza strategica anche per la Russia e gli Usa intenti con le loro sovvenzioni ad appoggiare gli uni il Fronte e gli altri la DC. Fu una campagna elettorale molto combattuta che vide le opposte fazioni fronteggiarsi a viso aperto ricorrendo all’occorrenza anche a mezzi poco ortodossi.
Proprio gli aiuti americani del Piano Marshall avevano indotto i comunisti ad accusare l’ambasciatore di fare propaganda per la DC arrivando a tacciare questi ultimi di vendere la propria sovranità in cambio di viveri. Il Fronte dell’alleanza social-comunista si convinse che l’atlantismo italiano potesse nuocere alla parte avversa forte dell’immensa affluenza ai propri comizi denunciando De Gasperi di tradire gli ideali della Resistenza e di proporre un progetto capitalista che avrebbe condotto l’Italia alla rovina. Il clima di quei giorni era talmente arroventato che Togliatti arrivò a dire, in risposta ad una dichiarazione di De Gasperi che gli aveva rinfacciato di “aver come il diavolo, il piede forcuto”, “mi tengo le mie scarpe ai piedi, anzi ho fatto mettere ad esse due file di chiodi e ho deciso di applicarle a De Gasperi dopo il 18 aprile in una parte del corpo che non voglio nominare”.
Indimenticabili le vignette satiriche di Giovannino Guareschi che dipingeva i comunisti come “trinariciuti” ridicolizzando tutti i feticci e i personaggi al servizio di tale ideologia. Queste elezioni furono decisive non solo perché segnarono la politica italiana degli anni successivi ma anche perché rappresentarono un anno zero delle forme di comunicazione di massa; quello che oggi intendiamo per campagna elettorale per intenderci. Comizi, manifesti, volantini, vignette, fake news, pubblicità di ogni genere entrarono di diritto nella vita politica italiana. La partecipazione degli italiani fu totale e portò alle urne ben il 92% degli aventi diritto.
La vittoria della Democrazia Cristiana fu netta e schiacciante, la propaganda anticomunista si dimostrò essere valida portando ad un significativo ridimensionamento le forze del Fronte che conseguirono appena il 31% dei voti. Governi e governicchi si sarebbero succeduti ma il pericolo comunista era ormai alle porte. l’Italia, seppur tra stenti e contraddizioni, cominciava a conoscere una lenta ma salutare ripresa economica.

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