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LA SCUOLA E IL PRECARIATO: TEMI CRUCIALI AL CENTRO DEL DIBATTITO TENUTO DALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DOCENTI PER I DIRITTI DEI LAVORATORI

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di Sara Mottola Domenica 14 gennaio, presso il liceo scientifico Blaise Pascal, di Milano, si è tenuto un interessantissimo incontro sul tema della scuola e del precariato, indetto dall’associazione nazionale docenti per i diritti dei lavoratori. Tanti i docenti presenti, molti gli interventi critici e costruttivi, volti a porre al centro dell’attenzione pubblica e mediatica tutte le problematiche irrisolte, afferenti alla scuola, con particolare riferimento alla terza fascia delle graduatorie di istituto. Veemente, risoluto e significativo, l’intervento del prof. Pasquale Vespa, Presidente dell’associazione nazionale docente per i diritti dei lavoratori, il quale ha ribadito la necessità intrinseca di dare una risposta immediata a quella che sarà una vera e propria bomba sociale nelle mani del prossimo governo: istituire un secondo ciclo pas per tutti i docenti che hanno maturato tre anni di esperienza. Il presidente Vespa ha anche sottolineato che l’associazione non vuole lasciare indietro nessuno e che non si fermerà fino a che l’ultimo dei docenti della terza fascia non sarà messo nelle condizioni di ottenere il titolo abilitativo, una volta maturati i tre anni.Questo significa ridare dignità e riconoscimento professionale a tutti coloro che hanno dedicato anni di esperienza, sacrificio, risorse, spesso anche economiche, a servizio della collettività; ogni anno la scuola italiana convoca tantissimi docenti dalla terza fascia, facendo loro stipulare contratti che vanno da settembre a giugno, a dimostrazione del fatto che questi ultimi servono per coprire le tante falle del sistema scolastico, senza i quali la scuola non potrebbe proseguire nello svolgimento regolare delle attività didattiche. Questi docenti svolgono gli stessi compiti dei colleghi di ruolo: effettuano lezioni, correggono compiti, interrogano, sono membri delle commissioni agli esami di maturità; ergo, hanno tutto il diritto a vedersi riconosciuto il lavoro svolto, frutto di anni di esperienza e ottenere la tanto agognata abilitazione. Altrimenti siamo al mero e puro sfruttamento dei lavoratori. E’ stato rimarcato che  celere deve essere la soluzione politica, anche per rispondere ad un principio di giustizia sociale, visto e considerato che nell’anno 2013, i docenti che hanno maturato i tre anni di esperienza, hanno avuto la possibilità di abilitarsi tramite pas e ora potranno partecipare ad un concorso non selettivo, per soli titoli, avendo la possibilità di essere assunti.

E’ stato ricordato, durante gli interventi, l’avallo della direttiva europea, la 36/2005, che istituisce il diritto all’abilitazione per coloro che hanno tre anni di esperienza. Tra i politici, presente il senatore della lega Mario Pittoni, da sempre impegnato in prima fila per l’istituzione del secondo ciclo PAS, il quale ha rimarcato, con veemenza:“Stop alla regola per cui dopo 36 mesi da insegnante precario, senza assunzione definitiva, ti lasciano a casa. Con la nostra bozza dell’intervento legislativo che presentiamo in anteprima, (che ribalta l’interpretazione data dal Pd a una direttiva europea) sostituiremo il famigerato comma 131 della Buona scuola, il quale stabilisce che “i contratti di lavoro a tempo determinato non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”, negando a chi nel frattempo non ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato la possibilità di proseguire nella carriera, pur avendo maturato anni di esperienza che a questo punto rischia di andare dispersa.

Vogliamo restituire il sonno a decine di migliaia di precari che dal 2015 vivono un vero e proprio incubo».

«Per i docenti non abilitati – aggiunge Pittoni – intendiamo poi riattivare i Pas (percorsi abilitanti speciali). Molti sono stati esclusi dal primo ciclo per pochi giorni o addirittura per un’interpretazione non omogenea a livello nazionale in merito agli anni di servizio maturati su più classi di concorso: addirittura sono stati esclusi insegnanti perché, dei tre anni richiesti, uno era maturato anche su classi di concorso diverse, pure se a cascata e quindi assolutamente corrispondenti. Alcuni Uffici scolastici regionali hanno ritenuto di negare loro l’accesso ai percorsi abilitanti.

Oggi – conclude Pittoni – anche questi insegnanti hanno sicuramente maturato i requisiti e devono potersi abilitare».

Adesso la palla passerà al prossimo governo che dovrà quanto prima risolvere questa ingarbugliata situazione, anche perché l’associazione nazionale docenti per i diritti dei lavoratori  è irriducibilmente ferma nella sua ferrea volontà di proseguire una battaglia che restituirà la giusta dignità a tantissimi lavoratori.

 

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