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Intervista a Mario Pittoni, responsabile federale della Lega

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di Sara Mottola

 

Chi è Mario Pittoni?

Sono il responsabile federale Istruzione della Lega oltre che presidente della Lega in Friuli Venezia Giulia. La scorsa legislatura ho ricoperto il ruolo di capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione al Senato

Qual è stato, secondo lei, l’errore più clamoroso commesso dal Partito democratico sulla scuola?

Aver varato la “Buona scuola” facendo parlare tutti, senza ascoltare nessuno.

Se il 4 marzo 2018 dovesse vincere la coalizione di centrodestra e lei dovesse avere un ruolo di rilievo nell’ambito dell’istruzione pubblica, quali saranno i primi provvedimenti che prenderà in materia?

Tutto ciò che può restituire un minimo di tranquillità a un mondo con un livello di precarietà tre volte superiore rispetto a quello degli altri comparti pubblici: quasi il 15% contro il 5,5%. A partire dalla sostituzione del famigerato comma 131 della Buona scuola, il quale stabilisce che “i contratti di lavoro a tempo determinato… non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”, negando a chi nel frattempo non ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato la possibilità di proseguire nella carriere, pur avendo maturato anni di esperienza che a questo punto rischia di andare dispersa. E’ già pronto l’intervento legislativo che ribalterà l’interpretazione data dal Pd alla normativa europea.

Qual è quel partito, ammesso che ci sia, con il quale avete una maggiore sintonia e unità di intenti riguardo alla risoluzione delle problematiche relative al precariato?

Qualsiasi formazione che accetti di attivarsi in base al buon senso, evitando derive a sfondo ideologico.

Vorrei fare con lei una riflessione sulla terza fascia delle graduatorie di istituto, una categoria di precari sulla quale non c’è la giusta e dovuta attenzione mediatica. Ricordiamo che molti sono i docenti con tre e anche più anni di servizio nelle scuole, docenti laureati e spesso con svariati titoli di specializzazione che sono stati ignominiosamente esclusi dal concorso per titoli che, a breve, verrà bandito solo per gli abilitati. La terza fascia è sul piede di guerra. Qual è il suo pensiero al riguardo?

E’ dal 2015 che chiediamo un nuovo ciclo abilitante per chi è ancora relegato in terza fascia d’istituto, ma il Pd di Governo non ha mai voluto saperne. Il primo ciclo Pas (Percorsi abilitanti speciali) era passato grazie all’impegno preso personalmente dall’allora ministro Profumo dopo un colloquio a quattrocchi in una pausa della commissione Cultura al Senato. Ora, con il Pd probabilmente ricacciato all’opposizione, siamo pronti a riattivare i percorsi speciali. Chi ha esperienza deve potervi accedere, per poi confrontarsi alla pari con gli altri. Molti sono stati esclusi dal primo ciclo per pochi giorni o addirittura per un’interpretazione non omogenea a livello nazionale in merito agli anni di servizio maturati su più classi di concorso: addirittura sono stati esclusi insegnanti perché, dei tre anni richiesti, uno era maturato anche su classi di concorso diverse, pure se a cascata e quindi assolutamente corrispondenti. Alcuni Uffici scolastici regionali hanno ritenuto di negare loro l’accesso ai percorsi abilitanti. Oggi anche questi insegnanti hanno sicuramente maturato i requisiti e devono potersi abilitare.

In un convegno sulla scuola, tenuto a Napoli, i docenti della terza fascia delle graduatorie di istituto hanno fatto rilevare la profonda ingiustizia di cui sono stati vittima, in seguito all’elaborazione del piano transitorio che non risolve assolutamente la loro problematica e non restituisce la giusta dignità a quei lavoratori che hanno dato anima e corpo per la scuola, in tanti anni di insegnamento. Ci dica una sua opinione al riguardo.

Se come sembra, si tratta di percorso sottopagato di un anno, con la scusa che tali docenti devono fare pratica quando in realtà hanno già maturato una notevole esperienza, non sta né in cielo né in terra.

Nonostante la stratificazione di numerosi governi nel corso degli anni, il problema del precariato scolastico resta immutato. Secondo lei, quale sarebbe la via maestra per mettere concretamente fine a questa annoso problema?

Siamo convinti che almeno la metà degli attuali contratti annuali si possano convertire a tempo indeterminato senza oneri particolarmente pesanti per la finanza pubblica. Ci lavoreremo.

Molti sono gli episodi di violenza che hanno per protagonisti persone molto giovani e spesso anche docenti. Di recente abbiamo letto sui giornali l’episodio dell’accoltellamento da parte di un giovane studente nei confronti di una docente di italiano. Quali sono, secondo lei, le cause all’origine di questi cruenti fenomeni sociali?

Con la “Buona scuola” i docenti hanno perso l’ultimo strumento per gestire le derive comportamentali in classe. Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli non vuole si parli di abolizione di fatto della bocciatura, ma lei stessa ha confermato la novità dell’ammissione “anche in caso di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”  e la buona condotta è ormai un optional. Si è data l’ennesima spallata al merito nella scuola pubblica, togliendo altro valore a titoli già poco considerati.

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