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Maria Bergamas, madre d’Italia: nel centenario del Milite Ignoto su Rai1 il ricordo struggente di uno spaccato di storia

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Roma – Una storia ambientata nel Friuli Venezia Giulia, regione di confine, tratta da cronache reali e avente come protagonista una donna considerata la madre d’Italia, approda in prima visione questa sera su Rai1. La fiction ‘La scelta di Maria’ racconta il mondo struggente di un’Italia intera, attraverso la scelta di Maria Bergamas, mamma del milite ignoto, così battezzato da Gabriele D’Annunzio.

Sonia Bergamasco è l’attrice che presta anima e volto al dramma personale di una madre che diventò espressione monumentale di un paese reduce dalla prima guerra mondiale.

Maria e Sonia si abbracciano a cento anni di distanza, nel dolore per la perdita di un giovane irredentista che aveva lasciato l’esercito austriaco per schierarsi in battaglia al fianco degli italiani, sotto falso nome.

Nel docu-film ideato da Cesare Bocci, co-protagonista del girato diretto da Francesco Miccichè, sono inseriti filmati d’epoca, ambientati ad Aquilea, il luogo in cui Maria, 54enne di umile origine, figlia di un fabbro e di una lavandaia, venne scelta per riconoscere davanti ad undici bare di soldati dai corpi irriconoscibili (prelevati da cimiteri militari o campi di battaglia), quale potesse essere quella del figlio, ritornato morto dal fronte. Con un fiore bianco in grembo, il capo velato e tutta vestita di nero, la donna le vagliò ad una ad una – come attestano i filmati – fermandosi davanti al secondo feretro da sinistra, per poi urlare: “Eccolo”. Depose sulla bara di legno grezzo, non un fiore, ma il velo nero, per coprire metaforicamente le spoglie ipotetiche del figlio Antonio, convocato alle armi nel 1914 dall’esercito austriaco, disertato per combattere al fianco degli italiani del 137esimo reggimento di Barletta. Il giovane ucciso da una raffica di mitraglia sul monte Cimone, nel 1916, aveva 25 anni e con il suo decesso frantumava per sempre il cuore di Maria.

Era il 4 novembre 1921 e l’Italia decideva di commemorare la fine della guerra e l’entrata in vigore dell’armistizio col quale si era compiuta l’unità della patria, celebrando il sacrificio di sangue di un intero popolo, onorando un caduto senza identità sull’Altare della Patria, in rappresentanza di quanti non avevano avuto nemmeno la consolazione di una tomba.

Mentre rintoccano le campane il docu-film racconta uno dei primi eventi mediatici italiani, segnati da una bara collocata su un affusto di cannone, con seguito di reduci, madri e mogli di caduti, disposti in corteo per lasciare il feretro del milite ignoto al suo lungo viaggio sulla tratta Aquilea-Venezia-Bologna-Firenze-Roma, percorsa tra gente inginocchiata e lacrimante che riconobbe in quel milite il senso ed il sacrificio del valor patrio.

Ottocento chilometri di percorso e 120 tappe, seguono la scelta di Maria, mamma coraggiosa che scelse di non apparire in pubblico dopo l’evento, nè di partire come le era stato richiesto, ma di restare a vivere ad Udine in semplicità, fino al giorno della sua morte, con espressa richiesta di essere seppellita accanto agli altri dieci corpi tornati dal fronte, da lei non scelti.

Maria sapeva che nel feretro tumulato sull’Altare della Patria a Roma, poi diventato simbolo d’Italia, non ci fosse probabilmente il figlio, ma per amor patrio, adempì al suo dovere di restituire memoria al Paese anche in nome del suo bambino. La Grande Guerra le aveva inflitto una duplice ferita, durante e dopo il conflitto, tanto che Sonia Bergamasco commenta: “Il nostro desiderio era di raccontare una storia enorme, togliendo da essa tutta la retorica che le era stata costruita intorno, rendendo più umano il travaglio di Maria”.

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