Raffaella Carrá e la felicità, un binomio veritiero e contagioso tratteggiato nel libro di Marina Visentin, pubblicato da Libreria Pienogiorno.
Il lavoro – dedica per la somma showgirl italiana, uscito nelle librerie il 4 novembre, traccia l’incidenza dell’artista nella storia del costume nostrana.
Programmi tv, coreografie e canzoni di Raffaella, delineano il percorso di una donna che ha regalato agli italiani la felicità con l’accento sulla ‘a’, nel senso di pienezza e leggerezza portata ai più rivoluzionando i loro pensieri, le loro giornate ed ancora la morale collettiva.
Dal 1960 fino ai giorni nostri, le gambe, l’ombelico e poi la risata fragorosa, unita all’inconfondibile caschetto biondo, sono state ispirazione per generazioni intere di addetti ai lavori e semplici ammiratori.
La Visentin associa ai titoli di programmi e canzoni un chiaro stile di vita propugnato dalla showgirl, portando avanti valori e concetti paragonati a quelli dei più grandi pensatori della filosofia.
Un passaggio tanto ardito quanto veritiero se si pensa alle battaglie implicite ed esplicite affrontate da Raffaella, passanti per il suo comunicare sotto i riflettori e fuori dalle luci del palcoscenico.
Questa realtà dei fatti induce la giornalista autrice del libro a dichiarare: “In ognuno di noi sonnecchia una Carrá: una sfera di gioia e sete di libertà, di immense potenzialità e capacità di relazionarsi con gli altri, di autostima e rispetto per le differenze del mondo”.
Sarà per questo che semplici motivetti di canzoni scritte da Gianni Buoncompagni ironizzavano in chiave pop sullo spirito dei tempi, destando sorrisi ogni qual volta in cui la Raffa nazionale intonava “A far l’amore comincia tu’, propugnando il sentimento più universale come alternativa alla guerra. Negli anni a cavallo tra il ’68 ed il ’70, la Carrà effettuava la sua rivoluzione in prima serata. Nella canzone ‘Luca’, come evidenzia la Visentin, tra look colorati che spesso osavano, la Carrà raccontava la sessualità senza distinzione di genere diventando icona gay anzitempo,
Insomma, Raffa faceva ‘Rumore’, proprio come il celebre refrain da lei intonato, su cui si scatenava e lasciava scatenarci da forsennati.
Cresciuta in una famiglia di sole donne, con una mamma separata negli anni ’50 ed una nonna vedova, la showgirl ha imparato anzitempo a solidarizzare con le donne apprezzandone l’autodeterminazione fino a diventare simbolo del femminismo moderno, pur senza volerlo, A 8 anni infatti studiava danza a Roma, da sola. Non si è mai sposata, nè ha avuto figli, muovendosi liberamente tra le pagine della sua vita, applicando con naturalezza tutti quelli che sono i diritti di una donna.
Definita ‘scandalosa’ agli inizi degli anni ’70, quando col ‘Tuca Tuca’ ballato insieme ad Enzo Paolo Turchi destò clamore da parte del Vaticano e dei vertici Rai, Raffa fece il suo scacco matto smorzando la tensione, coinvolgendo direttamente Alberto Sordi al suo fianco, per rivendicare una libertà di espressione prima concessa solo ad un uomo.
Camaleontica pur restando fedele a se stessa e alla sua filosofia, negli anni ’80 Raffaella diventa padrona di un salotto televisivo in cui tra un tiro di gioco su fagioli in barattolo e un’intervista ad un politico o a personaggi come Madre Teresa di Calcutta, fidelizza il suo pubblico, trascinandolo con sè fino al programma ‘Carramba che sorpresa’, dove ha insegnato agli italiani l’importanza di sorprendersi sovvertendo le carte in tavola della vita, realizzando desideri e sogni prima ritenuti impossibili.
Questo e molto altro è racchiuso in ‘Raffasofia’, un libro che ripercorre in modo significativo la storia del costume italiano attraverso le rivoluzioni artistiche di Raffaella Carrà, vera paladina di sogni e diritti.